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Andrea di Piero Ferrucci Sold at Auction Prices

Sculptor, b. 1465 - d. 1526

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    • Andrea Ferrucci e bottega (Fiesole 1465 circa - 1526) - CRISTO REDENTORE
      Jun. 30, 2020

      Andrea Ferrucci e bottega (Fiesole 1465 circa - 1526) - CRISTO REDENTORE

      Est: €3,000 - €5,000

      Andrea Ferrucci e bottega (Fiesole 1465 circa - 1526) CRISTO REDENTORE busto in stucco dipinto, cm 45x46x25, base in legno modanata, laccata di nero e lumeggiata in oro, cm 9x55x23 Andrea Ferrucci and workshop (Fiesole circa 1465 - 1526), Christ the Redeemer Il busto - corredato da un’elegante base lignea laccata di nero e lumeggiata in oro, nel gusto austero del Seicento toscano, che ne suggerisce una provenienza signorile -, si colloca nella vasta proliferazione di simili immagini iconiche del Redentore realizzate, perlopiù in terracotta o stucco dipinto, nelle maggiori botteghe fiorentine tra la fine del Quattrocento e i primi decenni del Cinquecento, indirizzate dalla celebre statua in bronzo del Verrocchio in Orsanmichele e caldeggiate, anche per la devozione privata, dal clima di riforma spirituale, culturale e politica promosso dalla predicazione del Savonarola che nel 1494 aveva proclamato “Gesù Re di Firenze” (P. Helas, Ondulationen zur Christusbüste in Italien. Ca. 1460 - 1525, in Kopf / Bild. Die Büste in Mittelalter und Früher Neuzeit, a cura di J. Kohl - R. Müller, München 2007, pp. 153-209; F. Caglioti, in Verrocchio, il Maestro di Leonardo, catalogo della mostra di Firenze, a cura di F. Caglioti e A. De Marchi, Venezia 2019, pp. 45-46, 294-313). Nello specifico l’opera è agevolmente riconducibile a una tipologia già ben nota alla critica, della quale conosciamo l’archetipo in terracotta (Torino, collezione privata, già galleria Antichi Maestri Pittori) e oltre dieci repliche foggiate a calco, la gran parte in stucco (Firenze, Santa Maria a Peretola; Firenze, Museo Bardini, dalla Congregazione dei Battilani; Raggiolo, San Michele Arcangelo; già Berlino, Kaiser Friedrich Museum; altri esemplari in collezioni private), che declina gli spunti verrocchieschi con una più fantasiosa, eccentrica vivacità espressiva, quale si coglie nella complessità fisionomica ed emotiva del febbrile volto emaciato, connotato dalle orbite profondamente scavate e dal tumido labbro appuntito, o nel vibrante trattamento della scarmigliata acconciatura, dai boccoli guizzanti come serpentelli, con esiti affini alle precoci inflessioni ‘protomanieriste’ della pittura di Filippino Lippi. Proprio tali caratteri ci hanno consentito di riferire questo fortunato modello ad Andrea Ferrucci (G. Gentilini, La dignità della terra, catalogo della mostra di Torino, Torino 1998, n. 3), proposta in più occasioni ribadita dalla critica (A. Bellandi, in L’età di Savonarola. Arte e devozione in Casentino tra ‘400 e ‘500, catalogo della mostra di Bibbiena e Raggiolo, a cura di L. Borri Cristelli, Venezia 1998, pp. 49-50, n. 4; L. Lorenzi, Il maestro del Bigallo e la bottega di Andrea del Verrocchio, in “Ceramica Antica”, XI, 2001, 1, pp. 50-65, alle pp. 54-55; Helas, Op. cit. pp. 202-203, n. 8), che ha trovato più di recente ulteriori conferme in altre analoghe immagini fittili riconosciute al Ferrucci: il Redentore delle Suore Filippine a Firenze (Caglioti, Op. cit., pp. 45-46), una testa di San Giovanni Battista della galleria Botticelli & Bacarelli (D. Lucidi, in Terracotta. Il disegnare degli scultori, Firenze 2017, pp. 6, 42-43) e un busto del San Giovannino presso la Galerie Charles Ratton & Guy Ladrière di Parigi (G. Gentilini, in D’Agostino di Duccio à Caffieri, catalogo della mostra di Parigi, Parigi 2012, pp. 18-21). E’ infatti una simile vena originalissima, stravagante e talora visionaria, che connota l’intero percorso di Andrea di Pietro Ferrucci, detto Andrea da Fiesole, la personalità più illustre di una famosa dinastia fiesolana di scultori rinomati per il loro virtuosismo tecnico e tra le più significative sia sulla scena fiorentina che su quella napoletana, dove fu attivo a più riprese tra il 1487 e il 1508 precorrendo i modi eccentrici dei grandi maestri spagnoli impegnati nella capitale del Vicereame (R. Naldi, Andrea Ferrucci, marmi gentili tra la Toscana e Napoli, Napoli 2002). G.G. – D.L.

      Pandolfini Casa d'Aste
    • A polychrome stucco bust depicting Christ the Redentor, Andrea di Pietro di Marco Ferrucci (1465-1526), attribuited to
      May. 29, 2018

      A polychrome stucco bust depicting Christ the Redentor, Andrea di Pietro di Marco Ferrucci (1465-1526), attribuited to

      Est: €4,000 - €5,000

      Altezza cm 47. Il busto rinascimentale di Cristo redentore, dalla evidente matrice verrucchiesca, trova un identico raffronto in una uguale composizione conservata presso la chiesa di S.Michele Arcangelo a Raggiolo (Bibbiena) nel casentino toscano, considerata dalla critica autografa dello scultore fiesolano Andrea Ferrucci (detto Andrea da Fiesole) allievo di Francesco di Simone Ferrucci e seguace di Andrea Verrucchio

      Cambi Casa d'Aste
    • Andrea Di Piero Ferrucci Italian
      Mar. 11, 2017

      Andrea Di Piero Ferrucci Italian

      Est: $300 - $500

      Oil on canvas marked to back Andrea Di Piero Ferrucci and labeled Almalfi Coast Italy. Depicting a seaside scene with buildings on cliffs overlooking the ocean and mountains in the distance. Housed in a gilt wood frame. Frame worn. 12 inches height, 16 inches width. Frame measures 16.25 inches height, 20.5 inches width. 12"H x 16"W

      Peachtree & Bennett
    • A large circular marble bas-relief with heraldic figures, Andrea di Pietro Ferrucci (1465-1526), Italy, late 15th century
      Nov. 17, 2016

      A large circular marble bas-relief with heraldic figures, Andrea di Pietro Ferrucci (1465-1526), Italy, late 15th century

      Est: €35,000 - €40,000

      Monumentale e splendido rosone in marmo bianco (diametro cm 165) costituito da una coppia di angeli reggenti lo stemma d’Aragona che troneggia su un cimiero sormontante l’arme della famiglia Bonifacio (due leoni rampanti con banda trasversale). Gli evidenti caratteri stilistici improntati ad un raffinato ed algido classicismo in cui si fondono mirabilmente aspetti di culture figurative diverse, accomunate nel richiamo all’Umanesimo fiorentino, suggeriscono di ricercare l’autore dell’opera nel fertile ambiente napoletano del Quattrocento, quando Napoli costituì un luogo d’incontro di culture diverse, attraverso gli scambi con Firenze, la Lombardia e la Spagna, una vicenda avviatasi con la costruzione dell’Arco di Castelnuovo, alla quale partecipò il giovane Francesco Laurana, proseguita con l’arrivo delle opere di artisti fiorentini come Mino da Fiesole, Rossellino e Benedetto da Maiano, no al soggiorno del esolano Andrea Ferrucci, in anni nei quali era folta a Napoli la presenza di scultori lombardi come Pietro da Milano, Domenico Gagini, Jacopo della Pila, Tommaso Malvito e suo figlio Giovan Tommaso. Sono questi gli anni in cui alla corte di Don Ferrante d’Aragona (1424-1494) sua glia Isabella andò in sposa a Gian Galeazzo Maria Sforza con un matrimonio celebrato a Napoli nel 1488. Dalla loro unione nacque Bona Sforza, divenuta regina di Polonia dopo il suo matrimonio (1518) con Sigismondo I, alla cui corte introdusse le consuetudini del Rinascimento. Il matrimonio tra Gian Galeazzo e Isabella rientrava in una politica tesa a consolidare l’amicizia tra i due stati e fu proprio in questa ottica che, probabilmente, fu la stessa corte di Ferrante a commissionare il nostro stemma per simboleggiare la fedeltà della famiglia Bonifacio posta sotto la protezione della casa reale napoletana, come indicano i tre cerchi incrociati sul fondo del rosone simbolo di sacrificio e fedeltà alla famiglia regnante. L’opera proviene dalla collezione dell’antiquario fiorentino Ugo Bardini (morto nel 1965), figlio del celebre antiquario fiorentino che aveva diffuso il gusto del Rinascimento italiano nei principali musei del mondo. Come indica la documentazione contenuta nell’Archivio Storico Eredità Bardini, il tondo fu acquistato da Bardini nel 1923 e, nel settembre del 1946, lo stesso lo vendette alla famiglia napoletana De Marinis per 125.000 (lo dichiara nel suo diario il Bardini steso dal 1940 al 1952), che lo collocò all’interno della sua Villa di Montalto a Firenze, un edificio che verso la ne degli anni venti del Novecento per volontà del bibliofilo napoletano Tommaso De Marinis che lo aveva acquistato, aveva assunto un aspetto marcatamente neo-rinascimentale. L’opera rimase nella Villa di Montalto, insieme ad una statua di Francesco Laurana raffigurante Don Ferrante ( fig 1) acquistata nel 1983 dal Museo Nazionale del Bargello per 200 milioni di lire. Gli eredi, nel 2008, decisero la vendita della villa con gli arredi. diametro cm 175

      Cambi Casa d'Aste
    • A CARVED MARBLE BUST OF A YOUNG MAN
      Dec. 08, 2011

      A CARVED MARBLE BUST OF A YOUNG MAN

      Est: £50,000 - £80,000

      A CARVED MARBLE BUST OF A YOUNG MAN ATTRIBUTED TO ANDREA DI PIERO FERRUCCI (1465 - 1526), FLORENCE, FIRST QUARTER 16TH CENTURY On a later oval carved wood base; the reverse with an iron fixing loop 17½ (44.4 cm.) high; 23½ in. (59.7 cm.) high, overall

      Christie's
    • CIRCLE OF ANDREA FERRUCCI
      Jan. 29, 2010

      CIRCLE OF ANDREA FERRUCCI

      Est: $15,000 - $20,000

      SAINT JEROME

      Sotheby's
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