Notes
La natura morta come genere pittorico fu riscoperta in area lombarda dopo l'Unità nazionale. Luigi Scrosati aveva avviato alla metà del secolo il processo di svecchiamento di un genere che sembrava destinato a cristallizzarsi sugli esempi secenteschi e fiamminghi: la natura morta, ingentilita da piatti, vasi e altri oggetti quotidiani, schiarita nella tavolozza, appare ora particolarmente adatta all'inserimento nei nuovi ambienti abitativi familiari della classe borghese in ascesa, concepiti anche come rappresentativi di una raggiunta egemonia economica e sociale. Dagli anni Ottanta del secolo, composizioni sempre più infiammate dal verismo trionfante sostituiscono nelle sale da pranzo, ora più raccolte, tra massicce boiseries e sulle tappezzerie in seta, le delicate sovrapporte decorate del secolo precedente, e le grandi tele delle dimore patrizie. Si assiste in certo modo ad una vera e propria emulazione tra famiglie in vista per ottenere dagli artisti opere in grado di rendere con maggiore "verità" i soggetti; nel giro di un decennio la natura morta s'impone definitivamente sul mercato dell'arte e nelle mostre nazionali, vetrine privilegiate della produzione artistica. Le nature morte furono, con gli studi di teste, tra le prime prove del giovane Longoni apprezzate dalla committenza e dalla critica, soprattutto per la loro evidenza plastica e cromatica. Per la villa edificata a Legnano dall'industriale tessile milanese Carlo Dell'Acqua, Longoni aveva dipinto attorno al 1881-1882 una ventina di tele di natura morta; nel 1882 ne seguì un'altra serie destinata alla villa del banchiere Torelli, nei pressi di Ghiffa. Mentre erano ancora sul cavalletto del pittore, queste ultime furono apprezzate dall'editore milanese Giuseppe Treves. Nella seconda metà degli anni Ottanta, rientrato definitivamente a Milano dopo un soggiorno napoletano, la sosta in Brianza con Giovanni Segantini e infine il periodo trascorso a Ghiffa, Longoni affronta con rinnovato ardore il tema della natura morta, mai abbandonato sino ai primi anni dell'ultimo decennio del secolo. Si aggiunga inoltre un importante dettaglio biografico: nel secondo semestre del 1886, il pittore dispose finalmente del denaro necessario per affittare uno studio in via Stella (oggi via Corridoni). È felice, ha finalmente un tetto sicuro, un luogo suo dove può allestire e dipingere con tranquillità anche quadri di media e grande dimensione. Entro queste premesse e nel dinamico clima culturale e sociale della Milano del tempo, nell'inverno del 1886, si colloca - con il tramite del pittore e mercante Vittore Grubicy - la commissione dell'editore Emilio Treves a Segantini per sei nature morte destinate alla sala da pranzo del fratello e socio Giuseppe Treves. Anche Longoni fu coinvolto nella prestigiosa committenza, forse dopo che ben quattro delle tele di Segantini furono contestate dal committente. Sono almeno tre le tele longoniane già individuate (Gamberi e fiaschi e Cocomeri e poponi, quest'ultimo datato 1886 e di provenienza Virginia Treves Tedeschi, ora entrambe alla Galleria d'Arte Moderna di Milano e Natura morta con funghi, in collezione privata), cui ora con ogni probabilità va ad aggiungersi questo quarto dipinto, inedito, in prima tela e di eccezionale qualità pittorica. Per almeno un decennio, le composizioni di natura morta caratterizzate come in questo caso da un verismo audace e dall'uso spettacolare del colore, affiancheranno i ritratti nelle richieste dei committenti longoniani, sempre più numerosi. Abbandonata la tavolozza scura della giovinezza, le tele rivelano una qualità pittorica esplosiva e profondamente rinnovata. In questo dipinto, con il quale Longoni ci presenta con una messa in scena scomposta ad arte il trionfo di colori di una tavola squillante, imbandita per le feste, all'evidenza dei volumi e della sapiente alternanza tra parallelepipedi e cilindri trasformati in elementi iconografici, si associa una composizione matura, di grande realismo, sostenuta da una salda struttura geometrica. Il pittore vi esplora inoltre i diversi effetti materici delle superfici: dalla zuccherina pastosità dei frutti canditi allo spessore trasparente dei barattoli in vetro. Si osservi la granulosità del cedro (o dell'ananas?) candito, al centro, e per contrasto le pennellate larghe e brevi, libere e informali, ad impasto ma anche a colore puro, con cui è resa l'abbondante manciata di caramelle avvolte nella carta rosa confetto, turchese, gialla o arancio, tra i riflessi dei vetri, colmi fino all'orlo di altre delizie zuccherine e coloratissime. E ancora, si gusti la densa consistenza dei marroni canditi all'estrema destra. I toni cromatici caldi, predominanti nel piano mediano, risaltano tra loro per giustapposizione - si vedano i rossi delle ciliegie nel barattolo e delle pere candite, accostati al bruno degli altri frutti disposti sullo stesso piatto - ma ancor più grazie al contrasto con le tonalità fredde entro cui sono racchiusi, tra il bianco cangiante della tovaglia e il grigio verde della tappezzeria marezzata dello sfondo. La linea prospettica tracciata dal profilo diagonale della tavola, converge con estrema precisione verso lo stesso punto di fuga indicato dal piano in legno del grezzo tavolaccio su cui Longoni squaderna i frutti di Cocomeri e poponi già in collezione Treves, esposto a Brera nel 1887 con il titolo di Studii dal vero, in coppia con un'altra natura morta. Questo specifico aspetto compositivo, le dimensioni, la tavolozza, la scelta di uno sfondo risolto con una parete in piena luce ma di foggia variegata, e così pure, in contrasto, i due contrapposti temi iconografici, accomunano per assonanza le due opere, rafforzando l'identificazione di questo inedito con il dipinto che con Cocomeri e poponi formava una delle due coppie di Studii dal vero presentate alla mostra braidense. Bibliografia specifica: Catalogo ufficiale. Esposizione 1887. R. Accademia di Belle Arti in Milano, Tip. Pietro Faverio, Milano 1887, p. 7;
Bibliografia di riferimento: Giovanna Ginex, Emilio Longoni. Opere scelte e inediti, Federico Motta Editore, Milano 2002 (con bibliografia completa sull'autore) Giovanna Ginex