Venezia, Palazzo delle Esposizioni, VI Esposizione Internazionale d'Arte della città di Venezia, 1905, pag. 10, n. 26; Milano, Palazzo della Permanente, Mostra commemorativa del cinquantenario, 1934, n. 99; Milano, Palazzo della Permanente, La mostra postuma di Emilio Longoni, 1935, n. 126; Milano, Palazzo della Permanente, Mostra di Emilio Longoni (1859-1932), 1982, pag. 73, n. 64 e pag. 275, fig. 71; Trento, Palazzo delle Albere, Divisionismo italiano, 1990, pag. 92, n. 20 e tav. a pag. 93
Literature
P. De Luca, Note critiche sulla Esposizione Internazionale d'arte in Venezia. La pittura italiana, in "Natura e Arte", fasc. XV, a. 1904-1905, p. 167; R. Sacchetti, Un paesista d'alta montagna. E. Longoni, in "Touring Club Italiano. Rivista mensile", n. 7, luglio 1911, p. 378, ill.; G. Mussio, Il pittore Emilio Longoni, in "La Rivista Illustrata del Popolo d'Italia", luglio 1935, p. 44; Un poeta della montagna: Emilio Longoni, in "Touring Club Italiano. Rivista mensile", n. 4, aprile 1935, p. 193, ill.; C. Carrà, Artisti moderni, Firenze 1943, p. 80; M. Bianchi, La mostra di Emilio Longoni, in "Amici dei Musei del Canton Ticino. Il Bollettino. Informazioni d'Arte", n. 1-2, marzo-giugno 1982, p. 7, ill.; L. Caramel, Longoni. Asnago. Vago.Tre pittori di Barlassina, Milano 1987, fig. 40 p. 64; F. Monteforte, a cura di, Il paesaggio valtellinese dal romanticismo all'astrattismo, Milano 1990, p. 11, ill.; G. Ginex, in La pittura in Italia. L'ottocento, Milano 1991, vol. II, p. 887; G. Ginex, Emilio Longoni. Catalogo ragionato, Milano 1995, n. 320, p. 271; G. Ginex, Il Divisionismo, in Pittori e Pittura dell'Ottocento italiano, vol. III, Novara 1997-1998, p. 159; G. Ginex, Emilio Longoni. Opere scelte e inediti, Milano 2002, n. 91, p. 120 ill. , p. 201
Provenance
Già Collezione Pietro Curletti, Milano; Già Collezione Annamaria e Cornelia Zuccoli, Milano; Già Collezione privata, Castelli Calepio; Già Collezione Enrico Gallerie d'Arte, Genova-Milano.
Notes
Eseguito nel 1905 Esposto la prima volta in occasione della sesta biennale veneziana, nel 1905, e accolto dalla critica come splendida conferma delle "eminenti qualità di pertinace poeta del luminismo" del suo autore, Alba è uno dei dipinti più significativi della maturità artistica di Emilio Longoni e, tra i lavori eseguiti durante i prolungati soggiorni in alta quota, forse uno dei più suggestivi. L'interesse per il paesaggio di alta montagna, suggerito dalla diffusione dell'alpinismo moderno che a partire dagli anni sessanta aveva attratto molti pittori a dipingere in quota a contatto con una natura incontaminata intesa come fonte di ispirazione per ritrovare se stessi, comincia a maturare in Longoni intorno alla metà degli anni novanta, dapprima solo attraverso brevi incursioni a quote di mezza montagna e, dal 1902, attraverso soggiorni sempre più prolungati fin sulle vette più alte della Valtellina, sui ghiacciai del Bernina e del Disgrazia, nelle valli dell'Engadina, in Valfurva in vista e in quota del Pizzo Tresero, fino a Madesimo e al passo dello Spluga. Accompagnato solo da colori e tele, oltre che da una capanna di legno smontabile cui aveva affidato il compito di proteggerlo, Longoni trascorreva le sue estati a dipingere sul motivo come ricorda nelle note autobiografiche "faccio il Suono del ruscello, Pastore in alta montagna, L'alba, La vita in montagna, La pecorina ammalata [...], in questo periodo sono in Val Malenco in una baita da pastore a 2300 mt. presa da me in affitto. Ci stò 45 giorni, vivendo di pane e formaggio, in estasi per le bellezze del gruppo del Disgrazia"(cfr. E.Longoni, Note autobiografiche, in G. Ginex, Emilio Longoni. Catalogo ragionato, Milano 1995, p. 377), riportando poi a Milano moltissime tele, risultato di studi approfonditi sulle vibrazioni luminose e sulle variazioni cromatiche che da esse derivano, e punto di partenza per dipinti di dimensioni maggiori condotti in studio attraverso un meditato linguaggio divisionista. Tra le numerose tele e bozzetti eseguiti sul motivo per Alba si ricordano il Lago Linz (Milano, collezione privata), un piccolo olio dal quale Longoni trarrà spunto per l'inquadratura principale del nostro dipinto, e Pizzo Bernina (Varese, collezione privata), del quale si servirà invece per il particolare delle rocce sulla destra accanto al laghetto formatosi durante il disgelo. Tra i paesaggi Alba si caratterizza, anche, per essere uno degli ultimi dipinti in cui Longoni si serve di un espediente narrativo, quello di una figura femminile intenta a sciacquarsi il viso - senza che questa, tuttavia, abbia alcun ruolo da protagonista -, anche se, come ha puntualmente osservato Giovanna Ginex (cfr. G. Ginex, Emilio Longoni..., op. cit., scheda n. 320, p. 271), l'inserimento della figura accanto ad una pozza d'acqua sembra, più che altro, un omaggio al Fontanesi di Le nubi, 1880 - Torino, Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea -, dipinto ammirato dal Longoni in occasione della mostra retrospettiva dedicata al pittore reggiano alla biennale veneziana del 1901, citato, oltre che nel motivo pittorico, anche "nella matericità del primo piano con pennellate granulose, orizzontali, di colore puro, nell'acqua della fonte dai riflessi algidi" (cfr. Ibidem). Pittoricamente è da sottolineare anche che lo stretto divisionismo che aveva caratterizzato la sintassi di Longoni fino a quella data e del quale il Suono del ruscello è splendido esempio, in Alba lascia il posto ad un linguaggio meno rigoroso caratterizzato ora da una stesura a filamenti, ora da pennellate più dense, ora da piccoli tocchi ravvicinati, ora da linee scure di contorno. Nel gennaio del 1906 il dipinto entrò a far parte della collezione dell'imprenditore milanese Pietro Curletti, l'estimatore e mecenate di Emilio Longoni con il quale, nel dicembre del 1905, il pittore di Barlassina aveva stipulato una sorta di contratto cedendo al collezionista, in cambio di una rendita vitalizia di 1200 lire annue, molti dei dipinti che aveva in studio. (A tal proposito si rimanda a G. Ginex, Emilio Longoni..., op. cit, p. 61, nota 130.)