Venezia, Palazzo Ducale, Vittore Carpaccio, a cura di P. Zampetti, 15 Giugno – 6 Ottobre 1963, cat. n. 3 (come Vittore Carpaccio).
Literature
R. Longhi, "Per un catalogo del Carpaccio" in Vita artistica, III, 1932, p. 13 (come Vittore Carpaccio); G. Fiocco, "Nuovi documenti intorno a Vittore Carpaccio" in Bollettino d'Arte, s. III, XXVI, 1932-1933, pp. 117-118 (come opera giovanile di Vittore Carpaccio); R. Van Marle, The Development of the Italian Schools of Painting, The Hague 1936, XVIII, pp. 326-327, nota 1 (come Giovanni Bellini, su base fotografica); T. Pignatti, Carpaccio, Milano 1955, pp. 24 e 178 (come Vittore Carpaccio); G. Fiocco, Carpaccio, Novara 1958, pp. 8 e 34 (con dubbi sull'autografia o respinto); G. Perocco, Tutta la pittura del Carpaccio, Milano 1960, pp. 84-85 (tra le opere attribuite); J. Lauts, Carpaccio, Londra 1962, p. 260 (tra le attribuzioni respinte); Vittore Carpaccio, catalogo della mostra, a cura di P. Zampetti, Venezia, Palazzo Ducale, 15 Giugno - 6 Ottobre 1963, Venezia 1963, cat. n. 3, p. 7, illustrato (come opera giovanile di Vittore Carpaccio); P. Zampetti, VittoreCarpaccio, Venezia 1966, p. 55, n. 7 (come Vittore Carpaccio); M. Muraro, Carpaccio, Firenze 1966, p. 90 (tra le attribuzioni); G. Perocco, L'opera completa del Carpaccio, Milano 1967, cat. n. 5, p. 86, illustrato fig. 5 (fra le opere attribuite); R. Longhi, "Me pinxit" e Quesiti caravaggeschi, Firenze 1968, pp. 75-79, fig. 127 (ristampa del saggio del 1932); V. Sgarbi, Carpaccio, Bologna 1979, pp. 21-22 (come Vittore Carpaccio, con datazione al 1485 circa); F. Heinemann, Giovanni Bellini e i belliniani, Hildesheim-Zürich-New York 1991, vol. III (Supplemento e Ampliamenti), cat. n. S. 243 bis, p. 47, illustrato fig. 53 (come Marco Marziale); V. Sgarbi, Carpaccio, Milano 1994, pp. 22 e 24 (come Jacometto); G. Pinna, "Per una critica della critica. Un Carpaccio "nazionale" tra Giuseppe Fiocco e Roberto Longhi", in Studi di Storia dell'Arte, 7, 1996, p. 341 (come Jacometto).
Provenance
Collezione Contini Bonacossi.
Notes
Lotti 15, 16, 17 Dalla collezione di Alessandro Contini Bonacossi
Alessandro Contini Bonaccosi (1878-1955) fu grandissimo collezionista, connoisseur, poi mercante, una delle figure più incisive che il mondo dell'arte italiano abbia conosciuto nel primo Novecento. Nato ad Ancona il 18 marzo 1878 da Camillo e dalla contessa Elena Bermudez Bonaccossi, Alessandro si traferì giovanissimo a Milano, dove conobbe Vittoria Galli, sposata nel 1899. La coppia lasciò ben presto l'Italia alla volta della Spagna, dove Contini era responsabile del settore legale e commerciale della Chemical Work Ltd. di Chicago. Agli anni spagnoli, spesi fra Madrid e Barcellona in contatto con la società cosmopolita della Belle Epoque, risale il prestigio economico e sociale di Contini e la passione per il collezionismo, originariamente mirato sui francobolli. Rientrato in Italia nel 1918 per stabilirsi a Roma, l'ormai ricco e affermato Contini entrò in contatto con Roberto Longhi, che ebbe la capacità di dirigerne la passione collezionistica verso la pittura antica e l'antiquariato. Il sodalizio con Longhi fu fondamentale nell'evoluzione di Contini da semplice appassionato a connoisseur ed ebbe l'effetto - nei quasi trent'anni che li videro collaborare - di trasformare l'allievo e cliente in uno dei più avveduti conoscitori e dealer del suo tempo. A partire dagli anni Venti, Contini iniziò infatti ad adoperare il proprio fiuto per il bello e lo spiccato senso per gli affari per accostare all'attività collezionistica quella di mercante, conquistandosi ben presto i favori di avveduti e appassionati conoscitori quali l'industriale torinese Gualino, Vittorio Cini a Venezia, Simon Guggenheim e Jules S. Bache negli States e soprattutto Samuel H. Kress, il ricco magnate americano che introdotto al furor collezionistico proprio dal "Conte" - come usava chiamarlo con una certa deferenza - non mancava di fargli visita nel corso dei suoi periodici viaggi in Italia, interrotti solo dalla guerra nel 1941. Contini si era nel frattempo stabilito a Firenze nella magnifica Villa già Strozzi in Pratello Orsini, dove viveva con la moglie e i figli Sandro Augusto e Vittorina, circondato da sontuosi cassoni rinascimentali, maioliche robbiane, arazzi, bronzetti, dipinti italiani e spagnoli di qualità eccelsa, esercitando un fascino cui anche il non facile Kress faceva fatica a sottrarsi. Le centinaia di opere per lo più rinascimentali aquistate da Kress e Contini nel corso di circa un ventennio - in concorrenza con il re degli art dealer statunitensi Joseph Duveen - si conserva oggi presso la National Gallery di Washington quale parte della donazione Kress, il cui catalogo fu redatto negli anni Sessanta da Federico Zeri. Dopo la fine della seconda guerra mondiale, Contini Bonacossi si avvicinò a Bernard Berenson, che subentrò a Longhi come suo consulente e lo difese dalle accuse di aver fatto affari con la Germania nazista. Al dopoguerra risale anche l'attività di benefattore di Contini con il dono di parte dei suoi pregiati arredi rinascimentali al Museo di Castel S. Angelo e all'Istituto Nazionale di Studi Rinascimentali. Alessandro Contini Bonacossi morì a Firenze il 22 ottobre del 1955, lasciando una raccolta di oltre mille dipinti. Centoquarantaquattro di questi fanno parte dal 1967 della donazione Contini Bonacossi presso il Museo degli Uffizi, fra cui spiccano la Maestà con S. Francesco e S. Domenico di Cimabue, la Madonna Pazzi di Andrea del Castagno, polittici di Sassetta e Paolo Veneziano, la sublime Maddalena di Savoldo, capolavori di Bellini, Tintoretto, Veronese, El Greco, Goya, ma anche il Martirio di S. Lorenzo di Gian Lorenzo Bernini. I tre quadri proposti in questa sede provengono dal nucleo originario della collezione rimasto agli eredi, la cui qualità testimonia ancora una volta il livello di gusto e raffinatezza che caratterizzò la raccolta di Alessandro Contini Bonacossi. Ritratto di giovane
È un "fantin veneziano lieto e innocente", come lo descriveva Roberto Longhi, quello che incontriamo in questo ritratto di rara vitalità cromatica e descrittiva. Longhi, per la verità, lo inseriva fra le opere migliori del Carpaccio e come tale il dipinto venne esposto alla mostra monografica tenutasi in palazzo Ducale a Venezia nel 1963 (come attesta il cartellino sul retro), venendo collocato fra i più antichi del pittore, intorno al 1480. Questa attribuzione era del resto ripresa nel volume sull'artista edito da Pietro Zampetti nel 1966. Le prime perplessità sull'autografia del dipinto vennero espresse da Fiocco nel 1958, ma ancora nel 1979 Vittorio Sgarbi si impegnava a sostenere la proposta longhiana, collocando il nostro Ritratto intorno al 1485, in una fase di dialogo del giovane Carpaccio con Antonello da Messina. È stato lo stesso Sgarbi a proporre più recentemente il nome di un allievo di Antonello, l'ancora misterioso Jacometto Veneziano menzionato da Marcantonio Michiel, attribuzione ripresa da ultimo da Pinna, ma che Giovanni Agosti metteva in dubbio nella relazione di notifica stilata per la Soprintendenza fiorentina nel 1998, preferendo conservare l'antica attribuzione al Carpaccio. La paternità di Jacometto è stata infine confermata verbalmente da Mauro Lucco, il quale propone di identificare l'artista con il figlio di Antonello da Messina, Jacobello di Antonello (v. M. Lucco in Antonello da Messina, L'opera completa, catalogo della mostra, Roma, 18 marzo-25 giugno 2006, Milano 2006, pp. 24-25 e nn. 69-70, p. 334). Le perplessità che il nome di Carpaccio può aver suscitato nella critica sono forse dovute al leggero calo qualitativo che il dipinto dovette subire nel passaggio dal supporto ligneo alla tela, trasporto che non ne ha intaccato tuttavia l'intensità della visione e la forza espressiva. Ancora pienamente apprezzabili sono infatti le ricchisime lumeggiature dorate che descrivono quasi singolarmente i capelli del giovane, disposti nella tipica "zazzera" di moda nella Venezia di tardo Quattrocento; l'ingenuità dello sguardo ancora adolescenziale; come i delicati pasaggi di luce che scivola dalla seta della giubba al volto, su cui scorre un'ombra naturalistica. Tutti elementi che collocano saldamente il nostro quadro fra gli esempi più raffinati della ritrattistica moderna, agli albori di quell'introspezione psicologica e di quella resa dal vero che Antonello da Messina prelevò dalla più alta tradizione fiamminga e travasò, durante il soggiorno in Laguna, nella pittura veneta che Carpaccio, Bellini, Cima da Conegliano andavano rivoluzionando in quegli anni. Il dipinto è stato dichiarato di particolare interesse storico artistico con Decreto Ministeriale in data 23 Gennaio 1998 (come attribuito a Vittore Carpaccio). Please note that this lot has been "notified" with a Ministerial Decree dated 23rd January 1998. The Ministry has declared its importance in the context of the Italian cultural patrimony. The lot cannot be exported outside Italy.